Settanta secondi del tuo tempo
Salonicco, campo profughi. (Questo pezzo è lungo esattamente un minuto e dieci, settanta secondi del tuo tempo. Se vuoi cambiare il mondo usali per capire di più).
E niente, continuano ad arrivare. Erano venti, poi trenta, poi quaranta. Ieri altre decine, oggi in novanta. Tu che non li vedi probabilmente non potrai mai comprendere, ma sono davvero quasi tutti bambini e donne, donne e bambini. Occhi spaventati che ti guardano dal basso verso l’alto, con un misto di speranza. Speranza che tu non sia come quegli altri che prima li hanno messi in prigione per schedarli e poi li hanno lasciati in mezzo al nulla, a dormire in strada per giorni.
Maryam, dieci anni scarsi, uno scricciolo di pochi kg e occhi neri come l’inchiostro che dovremmo usare a fiumi per descrivere queste storie. Ha dormito in strada per cinque giorni con la sua famiglia, sorelline e fratelli, e non si lavano da allora. Vorrebbero lavarsi ma “I drogati ci hanno rubato tutti gli zaini con le nostre cose e abbiamo solo questi vestiti” , dice in un inglese perfetto che farebbe invidia a qualunque nostro politico. Si tocca la sua maglietta viola, lurida, e arrossisce. Non possono lavarsi e rimettersi addosso gli stessi abiti e non c’è il tempo per darglieli, abbiamo oltre 300 persone da seguire, arrivate come loro da poco. Dobbiamo pensare alle priorità, cavolo. Scoppia un incendio improvvisamente e seppur piccolo, in queste condizioni, può risultare devastante. Corro con l’estintore in mano, inciampo, cado e quasi mi rompo la mano che lo tiene, mi rialzo e spengo il fuoco mentre dall’altro lato del campo tre famiglie aspettano del cibo che non arriverebbe mai se non andassimo noi a comprare del pollo e patate. 18 persone che riacquistano colore e dignità solo per del pollo e alcune patate. Altri ci guardano e salutano, con la mano destra sul cuore. Oggi qualcuno è stato portato in un altro campo, dove sanno non esserci nessuno ad aiutarli come facciamo noi, e avevano gli occhi lucidi, uomini di 40/50 anni, bambini e donne che non volevano lasciarci “We want to stay here with you…” ripetevano. Ti spezzano il cuore certe scene, ma se ne parliamo troppo per i poveri di cervello siamo patetici.
E allora preferiamo fare piuttosto che blaterare.